Libertà, sensibilità e coerenza stilistica ed esecutiva fanno da “Leitmotiv” al repertorio pianistico qui riproposto dal giovane pianista Eugenio Catone che intende presentarsi come interprete poliedrico. Trattasi di una parte di letteratura musicale, quella scelta, nella quale prevalgono fortemente i segni di un passaggio maturo dei compositori e di un conseguente approccio del pianista nel modo di intenderne i segni distintivi di un’epoca. Ciò che rende particolarmente accattivante quest’esecuzione è la capacità di trasmettere emozionalmente un messaggio chiaro ma al contempo senza alcuna forzatura o alcuna trasgressione che ne modifichi l’assetto iniziale. Il discorso procede con passo gradevolmente avvolgente, con gusto, senso della misura ed eleganza, caratteristiche che conferiscono all’esecuzione una non-standardizzazione, elemento nel quale facilmente poter incorrere. Completamente dentro le atmosfere eteree del primo Scriabin, non senza accensioni “immaginifiche” in Villa-Lobos, nitide enunciazioni del senso di galanteria in Chopin e continua percezione del fluire del discorso narrativo, delineano un pianismo rispettoso anche delle più ardue prove di virtuosismo brahmsiano. Il tutto senza mai eccedere, senza nulla di gratuito, mai avido di spazi vistosi o acrobazie. La sua interpretazione è molto attenta alla varietà del tocco sonoro, dettata da un approccio al tasto curato e variamente plasmato sin dalle fasi iniziali: l’elemento emozionale e comunicativo dell’istante lo affascina forse più della “regola”. Una personalità vivace quella di Eugenio Catone, curiosa e sensibilmente attenta a non incasellare nulla di quanto appreso negli anni di studio. Particolarmente attivo in ambito concertistico, con attività solistica e cameristica – in Italia come all’estero – figlio della tradizione belcantistica italiana, arricchito dalle esperienze di musica contemporanea -sebbene giovanissimo – si propone al pubblico con questo progetto […]